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Riccardo Primitivo Fiorucci Opificio Vocale insegnante di canto

riccardo

PRIMITIVO FIORUCCI

VOICe TeACHeR

VOCAL TRAINeR

vocal mentor

Mi chiamo Riccardo e sono un insegnante di canto.

Nella vita permetto a chiunque di avvicinarsi alla propria voce attraverso lo studio del canto, sfatando il mito che "la voce è un dono".


Certamente non ho poteri magici, perché per acquisire la giusta consapevolezza della propria voce è necessario impegno ed esercizio mirato, esattamente come quando si fa sport. Mi piace vedermi come un personal trainer. Anzi: un vocal trainer.


Canto fin da piccolissimo, ma ho iniziato a studiare tecnica vocale a 15 anni, prima quella moderna, per poi approdare al canto lirico, in conservatorio, dove mi sono diplomato. Ho approfondito lo studio della musica da camera, della musica barocca e di quella contemporanea, continuando a studiare le tecniche del canto moderno. Da sempre in aggiornamento riguardo la didattica del canto, mi piace poter offrire a chi segue i miei corsi un approccio intermetodico, che abbia basi sia scientifiche che olistiche.

Il mio curriculum

il canto

Studiare canto per scoprire se stessə attraverso la propria voce; per mantenere in forma la voce se la si usa per lavoro.


Imparare a cantare è un'esperienza che promuove la scoperta di sé stessə, attraverso la scoperta dei propri limiti e il superamento di essi: studiare canto è divertente e ricreativo, ma anche una sfida continua!


Durante lo studio si affronteranno le difficoltà tecniche che permettono di acquisire competenze, sempre nel rispetto della propria individualità e dei propri desideri e obiettivi.

Durante le lezioni si avrà modo di scoprire tutte le possibilità della propria voce, imparare i trucchi per mantenere la voce sempre allenata e pronta a cantare.


Se già si è cantanti: Per mantenere in forma la propria voce, allenarsi in vista di esibizioni e audizioni, rinforzare le strutture che muovono la voce e stimolare la propriocezione mentre si canta o si parla, o in generale mentre si usa la voce.


Quali strumenti utilizzo per fare ciò? Tutti quelli a disposizione, attingendo a piene mani soprattutto dal Proel (Metodo Propriocettivo Elastico del Dr. Alfonso Borragan Torres), dal VEM (Vocal Equilibrium Method di Matteo Ratti), utilizzando i SOVTe (Semi-Occluded Vocal Tract exercises), e numerose altre risorse.


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L'allenamento della consapevolezza muscolare e acustica nel processo di affermazione vocale è praticabile anche nel canto, grazie all'attenta gestione del tratto vocale e delle dinamiche laringee, e alla conoscenza delle pratiche chirurgiche e farmacologiche (o l'assenza di esse) coinvolte nel percorso di transizione.


La voce è uno strumento meraviglioso, che ci rappresenta in pieno: è fondamentale imparare a gestirlo al meglio per poterlo usare senza imbarazzi e dubbi, ma soprattutto annullando le distanze tra la nostra voce e chi siamo per sentirci liberə.


Il percorso vocale con l'insegnante di canto è e deve essere uno spazio sicuro di espressione, in cui lavorare con la voce in totale sicurezza e in totale armonia con se stessə. Individuare obiettivi, seguire pratiche di igiene vocale scientificamente provati e sperimentare è alla base della ricerca in aula di canto, sia essa fisica o virtuale.


Percorsi multidisciplinari e integrati sono svolti in collaborazione con lo studio logopedico Affermazione Vocale Espressiva.


Approcci

proel

Il presupposto è: la voce è elasticità, nel metodo Propriocettivo-elastico si usa continuamente un approccio sperimentale per aumentare l'elasticità dell'intero corpo, stimolandone la propriocezione, per ritrovare elasticità anche nella propria voce. L'approccio non segue uno schema preciso, poiché varia da voce a voce, da individuo a individuo, da vissuto a vissuto. L'obiettivo è sempre vedere la voce da una nuova prospettiva e, conoscendone i funzionamenti, sperimentare posture stimolanti e facilitartici, pratiche che permettono di imprimere nella nostra memoria muscolare e di conservazione nuove sensazioni e percezioni della propria voce e della sua elasticità. Attrezzature capaci di rendere più fluida la sperimentazione. migliore la propriocezione e più rapido l'apprendimento sono i benvenuti.

Strumenti

sovte

Semi-Occluded Vocal Tract exercises, i SOVTe sono esercizi che si praticano mediante l'utilizzo di oggetti o precise posizioni delle labbra capaci di generare un restringimento della parte terminale del tratto vocale (labbra) che causa uno sconvolgimento delle dinamiche di fuoriuscita del suono dal nostro corpo. Ampiamente utilizzati in logopedia, i SOVTe sono ormai entrati a far parte della routine di moltə cantanti per la loro capacità di :

  • aumentare la percezione del tratto vocale e migliorarne l'elasticità
  • praticare un riscaldamento vocale sano e in sicurezza, senza possibilità di commettere errori
  • insegnare movimenti di base dei tre pilastri che compongono la voce (apparato respiratorio, apparato fonatorio, apparato risonanziale) e allenarne la funzionalità

L'utilizzo dei SOVTe deve seguire una logica e determinati criteri, è fondamentale individuare quelli più giusti per le esigenze del momento e praticarli con una precisa struttura per trarne non solo benefici momentanei ma per apprendere da essi.

Metodi e protocolli

vem

Il VEM (Vocal Equilibrium Method) è un metodo di formazione per docenti di canto ideato da Matteo Ratti, che si basa sull'analisi e l'individuazione del fenotipo vocale dell'allievə (fenotipo forte, fenotipo debole) e sul lavoro di "ricalibratura" della voce, allo scopo di rendere equilibrata una voce. La consapevolezza di pregi e difetti del proprio fenotipo di appartenenza è alla base del lavoro, come del resto transitori momenti di "smarrimento delle proprie certezze vocali". Anatomia e fisiologia sono al servizio dello studio non solo dei diversi stili vocali, ma anche delle distorsioni (air crunch, set crunch, over crunch, damping, ecc).

Riccardo Primitivo Fiorucci su VEM

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schwa ə

Schwa /ə/ Un potente simbolo, uno strumento formidabile

In linguistica, in particolare in fonetica e fonologia, schwa è un suono vocale denotato dal simbolo IPA (ə) , posto nella posizione centrale della tabella delle vocali. Una vocale intermedia, che non ha nulla di marcato, che si genera grazie a una certa "mollezza"  dei tessuti del tratto vocale. Indiscussa protagonista dei dibattiti riguardanti il modificare la lingua italiana (o il suo modo di utilizzarla) per favorire un'evoluzione mentale di chi parla e  un meno faticoso coinvolgimento di chi ascolta, è anche un potente mezzo per la scoperta di stili e distorsioni vocali. In ogni lezione la nomino almeno una volta!

Idratazione e lubrificazione

Le corde vocali (più correttamente: pliche vocali) sono composte da più strati di differenti densità, e il più superficiale è rivestito da una mucosa, dunque contenente molta acqua. Sbalzi di temperature, di umidità ambientale, infezioni batteriche o virali danneggiano queste mucose, che è bene mantenere sempre umide e di conseguenza elastiche. Una buona alimentazione, una sufficiente idratazione sistemica (acqua che beviamo) e un giusto "rinforzino" di integratori vitaminici e di supporto al sistema immunitario sono alla base del mantenimento in buona salute delle corde vocali, ma in alcuni momenti dell'anno è utile dare un ulteriore aiuto alle mucose che le rivestono. 

Nel periodo invernale sono certamente di grande aiuto suffumigi e lunghi bagni o docce calde (durante i quali canticchiare dolcemente). Un ulteriore supporto è dato dall'acido ialuronico, che si può trovare in vendita sotto forma di spray topici, soluzioni per aerosol o pastiglie masticabili. 

Paesaggi vocali

Quando si studia la propria voce cantata è fondamentale per moltə immaginarla come un elemento tridimensionale e dinamico, quasi un oggetto che possiede una massa, una forma, una consistenza, una texture, un aspetto, e il tutto capace di muoversi nello spazio. E se c'è uno spazio, c'è anche un paesaggio! 

A moltə di voi sarà capitato di cantare allo stesso modo canzoni di generi diversi, e di sentirsi inadeguati in almeno una di esse. Ma soprattutto a moltə di voi sarà capitato di cantare due canzoni diverse usando due voci diverse e di non riuscire ad usare la stessa voce per entrambe. Magari in una canzone avrete usato una voce più rotonda e calda, in un'altra una voce più aspra e spigolosa. Bè, quello che io intendo per paesaggio vocale è proprio questo: una combinazione di caratteristiche che diamo alla voce per ottenere un determinato effetto e una determinata facilità in un genere specifico o in una precisa canzone. Entrano in gioco  risonanze, quindi le forme date al tratto vocale, sonorità quindi dinamiche e volume generale, gesto musicale dunque un insieme di gestualità e interpretazione, il tutto accordato allo specifico arrangiamento della base musicale, nel quale cerchiamo di inserire la nostra voce per "farcela suonare bene" 🤭.


Tutti questi elementi vanno a formare quello che io chiamo appunto paesaggio vocale, ed ogni paesaggio andrà a risultare a noi più comodo per cantare su determinati generi o canzoni (anche in base a quanto il brano è acuto) mentre a chi ascolta darà la sensazione di varietà tra un brano e l'altro. Ma la cosa più importante è la comodità che percepiremo noi, perché cantare deve essere un'attività economica: massima resa col minimo sforzo. E se la creazione di un paesaggio composto di suoni che hanno determinate caratteristiche ci rende tutto più economico... facciamolo!


Vulnerabilità

Il lavoro, durante lo studio del canto, non può prescindere dall'interpretazione e dalla comprensione dei testi. Per moltə questo lavoro diventa un grande esercizio di abbandono alla potenza dei testi delle canzoni che di volta in volta si affrontano durante le lezioni.


Si può avere tanta paura ad abbandonarsi a tutto questo, si può temere di apparire ridicolə, addirittura si può essere terrorizzatə di emozionarsi talmente tanto da piangere. Ma cos'è un pianto? Un segno di debolezza? Secondo me no. Piangere è mettersi talmente a nudo da rendersi vulnerabili, e cosa c'è di più potente della dimostrazione della propria vulnerabilità? Quando mi trovo io davanti la vulnerabilità altrui ho solo da imparare e provo un senso di enorme rispetto.


Ho imparato ad apprezzare il mio rendermi vulnerabile, nella mia professione, nella mia vita privata, nella comunicazione con chiunque. Essere vulnerabili è essere sinceri. 


In ambito artistico possiamo diventare mostri della tecnica, perfettə e incriticabili, ma se durante una performance non siamo in grado di emozionarci e di farlo notare appariremo sempre e solo noiosi. (Certo, da esperto posso dirvi che è possibile, da ascoltatori, emozionarsi per la perfezione tecnica, ma questa è una deriva che non vi auguro! 🤭)


Ricordate tuttə sempre: i sentimenti sono capaci di muovere la voce nel modo giusto. Questa è stata la fortuna di grandissimi artisti che, da tecnico della voce, faccio fatica a definire cantanti ma nonostante ciò sono in grado di catturare la mia attenzione e la mia emozione. 


Non temete mai quello che provate, accogliete ogni sentimento e fatelo fiorire, rendetelo arte, sfruttatelo per diventare non solo persone migliori, ma anche artisti migliori. Se siete arrivati alle mie lezioni è proprio perché avete qualcosa da dire. E allora: ditelo!

Voce della persona transgender e gender diverse: affermazione vocale ed elasticità espressiva


Quella dellə vocal trainer, spesso erroneamente chiamatə vocal coach (specialista di altro stampo, atto al perfezionamento della resa unicamente musicale della voce) è una figura chiave all' interno di un percorso di affermazione vocale della persona transgender. Lə vocal trainer si occupa di insegnare all'utente la propriocezione e le logiche che muovono la voce: logiche non solo generali ma personalizzate, basate sulla suddetta propriocezione e risposta del proprio corpo -in continuo cambiamento- a input dati.


Usualmente lə vocal trainer lavora con la persona transgender soffermandosi sullo sviluppo di un'elasticità delle strutture che muovono la voce, rafforzandone le muscolature e la percezione della voce come strumento che deve sapersi piegare (e spiegare) al servizio delle esigenze espressive. Non esiste mai, infatti, un'emissione vocale giusta: esiste la giusta voce per la giusta emozione mediata dalla risonanza che una specifica persona ha nei confronti di quell'emozione. Una triangolazione perfetta che rende letteralmente infinitamente giusta ogni produzione sonora.


Nel corso di un ciclo di incontri tra utente e vocal trainer il professionista si colloca come uno spazio di allenamento che rafforza le competenze acquisite durante le sedute con lə logopedista sfruttando però lo svolgimento di un compito musicale, vocalizzi specificatamente studiati per gli obiettivi dati. L'elemento musicale, esteticamente interpretabile, aggiunge nuove sfumature e una nuova lettura non solo dei gusti estetico-sonori dell'utente, ma anche della modalità che la persona ha di approcciarsi a una specifica emozione proposta dalla melodia scelta, promuovendo la nascita di un gesto musicale estremamente complesso e accompagnato da numerose richieste tecniche capace di legare la voce al ruolo di strumento perfetto che deve rispondere a un'esigenza espressiva. L'elemento disturbante -la musica- permette all'utente di non percepire la difficoltà nel coordinare il complesso organismo atto a produrre suoni.


Generalmente si lavora assieme inseguendo due principali obiettivi: la gestione dello spessore cordale e la gestione delle formanti del tratto vocale.


L' avvicinamento alla consapevolezza dello spessore delle pliche vocali e della gestione della loro adduzione (cioè di tutto ciò che concerne specificatamente il piano glottico) viene praticata lavorando sugli altri due grandi elementi che sono maggiormente visibili e dunque più facilmente gestibili: tratto vocale e apparato respiratorio. Lavorando sulla logica delle risposte che il piano glottico ha nei confronti di azioni degli altri due elementi l'utente ha modo di sperimentare nuovi assetti cordali, semplicemente attraverso l'ascolto della propria produzione sonora. Questi nuovi assetti, fatti di percezioni vibratorie e percezioni di pressioni interne (sottoglottiche e sovraglottiche) e risultati acustico-estetici si imprimono nella memoria muscolare ed emotiva della persona che, per il semplice fatto di averli sperimentati, sarà facilitata nel riprodurli.

Il lavoro sul piano glottico lo si svolge seguendo semplici esercizi di controllo del volume (una pressione sottoglottica maggiore corrisponde a un ispessimento cordale, e il suo contrario) e delle vocali utilizzate (una i è caratterizzata da spessore e adduzione maggiore rispetto a una u), utilizzando il glissato come momento di movimento in cui realmente la ricerca vocale avviene.

Parallelamente si svolge l'importante lavoro sull'attivazione di una profonda inclinazione della cartilagine tiroidea sulla cricoidea basata sulle percezioni vibratorie posteriorizzate all'interno del cavo orale.


Per quel che concerne il secondo ambito di ricerca sonora, legato alle formanti del tratto vocale, il training è solitamente orientato all'allenamento della salita e discesa della laringe (che provoca nel primo caso un accorciamento del tratto vocale con innalzamento delle armoniche della voce, nel secondo caso il suo opposto) e dell'approssimazione palato-lingua (responsabili delle più importanti modalità di restringimento del tratto vocale e della gestione delle armoniche medie). Proponendo esercizi basati sul vocal fry e di produzione su melodie composte da poche note in una estensione estremamente limitata si può infatti favorire la propriocezione legata alla posizione della laringe, acquisendo la consapevolezza di un piano glottico che può muoversi e adeguarsi alle esigenze espressive. Queste proposte estetico-musicali possono essere legate alla produzione di suoni nasali (il fonema ng legato ad altri suoni) con movimenti seppur ampi molto lenti capaci non solo di far percepire all'utente la complessità del movimento della radice della lingua, ma anche di sperimentare quale nasalizzazione del suono meglio si confà alle esigenze espressive.


L’innalzamento del range di emissione vocale risulta invece un elemento a mio avviso secondario, poiché la voce non é la nota che si canta, ma il modo in cui la si canta. é a mio avviso importante, nel training vocale, non dimenticare la produzione di note gravi (nel limite della sopportazione dell’utente poiché generatrici di disforia) utilizzando alcuni trucchi atti ad alleggerirne la sonorità (sussurro, ad esempio).


La sperimentazione del controllo di questi elementi che muovono la voce avrebbe lo scopo e la pretesa di imprimere nell'utenza la concezione di voce come configurazione scelta di alcuni parametri, nella quale ogni parametro influenza gli altri e il generale risultato estetico-sonoro, esattamente come nella creazione di un colore si dosano più o meno scientificamente o "a sentimento" i tre colori primari, fino a raggiungere il perfetto punto di tono desiderato. Ma la voce è un elemento dinamico e non fisso, voce e anima richiedono una rapidità di configurazione dei parametri incalcolabile e mai realmente ragionata: l'elasticità.


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